Come superare un lutto
La perdita di una persona cara è un evento traumatico, scopriamo insieme come superare un lutto.
Dopo un lutto può essere utile riprendere la propria routine quotidiana per poter mettere una certa distanza mentale ed emotiva dalla situazione dolorosa. Va tenuto presente che riempire la propria agenda di impegni è un modo per “non pensare”: se questa situazione si protrae nel tempo il rischio è di continuare a rimandare la vera soluzione del problema.
Il modo migliore per affrontare la situazione dolorosa è fermarsi e stare in quel dolore: solo così sarà possibile riflettere su ciò che è accaduto, trovargli un significato e andare avanti realmente.
Cos’è un lutto
Il lutto è uno stato psicologico che segue la perdita di una persona significativa che ha fatto parte della vita di qualcuno. La perdita di una persona amata non è mai semplice da superare e a volte può assumere caratteristiche patologiche. L’esperienza della perdita è vissuta diversamente da persona a persona. È quindi difficile stabilire quali siano le reazioni psicologiche che possono insorgere così come individuare i tempi di elaborazione della perdita, che possono essere quantificabili in mesi o anni.
Il dolore per un lutto
Le reazioni di fronte ad un lutto possono essere diverse. Sicuramente quello che si prova è un forte dolore, che si può declinare come frutto di emozioni spiacevoli (ad esempio tristezza e rabbia) oppure come sensazione fisica di dolore.
Un lutto, infatti, può portare a sperimentare:
- Emozioni come tristezza, rabbia, senso di colpa, ansia. La tristezza può essere espressa attraverso il pianto o la chiusura in se stessi. La rabbia spesso è provocata dal sentirsi impotenti ed increduli di fronte all’evento. Il senso di colpa è di solito legato al fatto di non aver potuto prevenire in qualche modo la perdita e a qualcosa che sarebbe potuto accadere ma che non è avvenuto. L’ansia può essere legata al confrontarsi con la morte e con l’impossibilità di difendersi da essa. A volte possono emergere altre emozioni come la solitudine, lo shock (soprattutto se la perdita è stata improvvisa), il sollievo (se la persona amata stava soffrendo da tempo) o può capitare di non provare nessuna emozione, come in una sorta di stato di congelamento.
- Sensazioni fisiche legate al dolore, come male al petto, difficoltà nel respirare, debolezza e mancanza di energie, sonnolenza, mal di testa./li>
- Stati mentali particolari, come confusione, preoccupazione, incredulità, sensazione di vedere e sentire accanto a sé la persona persa.
- Comportamenti e disturbi, come difficoltà legate al sonno (problemi ad addormentarsi, risvegli notturni, incubi, sensazione di poco riposo), legate all’alimentazione (fino all’instaurarsi di disturbi alimentari), distrazione e fatica a concentrarsi in diverse attività, tendenza ad isolarsi e a rinchiudersi in se stessi (con la possibilità di insorgenza di disturbi relazionali), iperattività e ricerca di impiegare ogni minuto del proprio tempo per non confrontarsi con il dolore della perdita.</li
Qualsiasi reazione ad una perdita non va giudicata come patologica, l’importante è prenderne consapevolezza e chiedere aiuto se diventano eccessive e persistenti.
Cosa fare dopo un lutto
Si dice che “il tempo curi le ferite”, che a volte l’unica cosa che si può fare è lasciare che il tempo passi, tenendo duro giorno dopo giorno, affinché quasi magicamente le ferite guariscano da sole. In questa frase c’è assolutamente della verità perché la perdita di una persona amata, in particolare quando il lutto avviene improvvisamente, richiede del tempo per essere elaborata, digerita e superata. Tuttavia, questa convinzione può trasmettere un’idea sbagliata, cioè che le ferite si rimargineranno da sole senza l’intervento della persona che ha subito la perdita.
Bisogna considerare il lutto e la perdita allo stesso modo di come vengono considerate qualsiasi ferita fisica, cioè bisogna disinfettarla e curarla. A volte si ritiene che le ferite del cuore, quelle emotive, abbiamo bisogno di meno cure e che guariscano da sole. In realtà non è così, anzi spesso sono quelle che richiedono maggiori attenzioni.
È di fondamentale importanza arrivare a imparare qualcosa dalla situazione spiacevole, il rischio altrimenti è che la ferita si rimargini ma in modo superficiale per riaprirsi facilmente in occasioni simili di perdita.
Le persone hanno grandi risorse dentro se stesse per riuscire a superare la perdita di una persona amata, ma se queste non fossero sufficienti o se fosse necessario un aiuto o un supporto nel trovarle ed utilizzarle una terapia può essere una valido strumento.
Prendersi cura delle ferite emotive è fondamentale per tornare a vivere.
Se il lutto è improvviso
Quando il lutto avviene all’improvviso, senza che ci fosse un qualche segnale di allarme precedente, le cose possono complicarsi ulteriormente. Una morte improvvisa distrugge il senso di sicurezza della persona, perché tutti inconsciamente crediamo di essere in qualche modo immuni dalle malattie, dagli incidenti e dalla morte. È un meccanismo di difesa dell’essere umano quello di evitare di confrontarsi costantemente con la fragilità del proprio essere, in particolare con la paura della morte. Quando capitano malattie improvvise, incidenti e morti le persone che restano sono letteralmente sotto shock e l’unica cosa che ci si riesce a chiedere è: Perché è successo? Perché proprio a me?
Quando il lutto è improvviso il rischio è quello di faticare di più a superare la prima fase della negazione della perdita.
Accettare un lutto
L’obiettivo del processo di elaborazione del lutto è arrivare all’accettazione della perdita.
Il modo per farlo è riuscire a trasformare il trauma e il dolore in un’esperienza narrativa, cioè essere in grado di parlare di quello che si è vissuto al fine di trovargli un posto all’interno della propria memoria. Se non si riesce a trasformare il dolore in parola, la perdita continuerà ad essere rivissuta come se l’evento si ripetesse e, quindi, causerà ancora dolore.
Sintetizzando, alcuni consigli per superare il dolore legato ad un lutto sono:
- Non reprimere o nascondere le proprie emozioni, facendo finta che non esistano perché in realtà non spariscono, anzi tendono a cristallizzarsi di più. Si deve essere consapevoli di ciò che si sente e, soprattutto, è importante cercare di capire perché ci sentiamo così. Esprimere liberamente le emozioni ha un enorme potere catartico.
- Accettare quello che è successo, per quanto difficile possa essere. Superare la prima fase di elaborazione della perdita, cioè la negazione, è di fondamentale importanza per riuscire a vivere pienamente le emozioni connesse all’evento. Negare l’accaduto impedirà unicamente di guarire.
- Smettere di cercare il significato e imparare dalla perdita. A volte, nella vita ci sono cose a cui non si è in grado di dare un significato e, soprattutto, che possono sembrare decisamente ingiuste. Continuare a chiedersi il perché rischia di intrappolare la persona in un vicolo cieco. Una domanda più utile è chiedersi cosa si può imparare dalla situazione e da questo dolore, come punto di partenza per diventare più forti.
Quando si riesce a parlare o a pensare a quello che è successo senza soffrire terribilmente significa che la ferita è finalmente guarita. Ciò non vuol dire che il ricordo dell’evento o della persona cara non causeranno più emozioni come tristezza o nostalgia ma che queste emozioni non faranno più così male da paralizzare in una situazione di stallo.
Il ricordo della persona amata non smetterà mai di provocare emozioni ma quando la perdita è elaborate queste emozioni non prenderanno più il sopravvento.
Quando un lutto diventa patologico
Non c’è un tempo preciso di elaborazione di un lutto. Solitamente si giunge alla fase di accettazione del lutto dopo circa un anno e mezzo – due anni dall’evento ma certo molto dipende dalle capacità di resilienza, dalle risorse e dalla forza della persona che ha subito la perdita, oltre che dall’importanza e dall’investimento nella relazione con la persona persa. La persona, nel momento in cui riesce ad accettare la perdita, riesce a tornare ad una situazione paragonabile alla fase pre-lutto, con un miglioramento dell’umore e con l’abbandono delle difficoltà e delle sensazioni spiacevoli. Alcune persone, tuttavia, non riescono ad accettare l’inevitabilità della perdita e continuano a manifestare una qualche sintomatologia, che può sfociare in un disturbo post-traumatico da stress.
In questi casi, rivolgersi ad un professionista per farsi aiutare attraverso un sostegno psicologico o una psicoterapia per essere aiutati ad elaborare la perdita e superare il trauma può essere la carta vincente per tornare a stare meglio e a vivere nuovamente.
Non bisogna mai vergognarsi di chiedere aiuto quando se ne sente il bisogno, è il primo atto d’amore verso se stessi e, in questo caso, anche verso la persona persa che sicuramente vorrebbe che ricominciassimo a vivere.